Si parla spesso di tecnica, strumenti, servizi e prodotto… ma troppo poco di comunicazione reale. Eppure la relazione è ovunque: nella consulenza, nel trattamento, nella proposta, nella vendita e nel congedo.
In questo articolo affrontiamo tre errori comuni nella relazione con il cliente che possono minare fiducia, chiarezza e risultati:
- gestione sbagliata delle obiezioni
- ascolto sbilanciato
- comunicazione implicita
1. Come gestire le obiezioni del cliente: da “problema” a opportunità
Le obiezioni non sono rifiuti, ma segnali di interesse
Spesso interpretiamo le obiezioni come “no”, ma in realtà sono aperture. Frasi come “è troppo caro” o “ci devo pensare” indicano che qualcosa blocca la decisione, ma non escludono l’interesse.
Come rispondere a un’obiezione sul prezzo
Un’obiezione sul prezzo va accolta, non respinta. Evitiamo di reagire o giustificare. Esempio di risposta: “Capisco, è un’osservazione che riceviamo spesso. Se vuole, ne parliamo meglio.”
Domanda strategica: “Quindi se risolvessimo la questione del prezzo, per lei non ci sarebbero altri ostacoli?”
“Ci devo pensare”: la falsa obiezione
Frase paravento che spesso nasconde mancanza di fiducia o dubbio. Risposta utile: “Se ci devi pensare… ti interessa, non è vero?”
Le obiezioni taciute: come intercettarle
Quando il cliente non dice nulla, ma non torna, c’è un problema di comunicazione silenziosa. Bisogna imparare a riconoscere segnali non verbali, esitazioni, timori e anticipare eventuali ostacoli.
Anticipare le obiezioni con domande intelligenti
Non aspettare che emergano. Prevedi e perimetra la proposta con domande come:
- “Quanto tempo pensi di poter dedicare a questo percorso?”
- “Due volte a settimana sono sostenibili per te?”
2. L’ascolto professionale: né distratto né remissivo
Ascolto tecnico: quando ascolti ma non senti
Molte estetiste ascoltano di fretta, con la mente al trattamento, e perdono sfumature fondamentali. Serve presenza, non solo attenzione alle parole.
Ascolto assorbente: quando perdi il tuo ruolo
Accogliere tutto senza filtro ti trasforma da consulente a confidente. Il rischio? Perdita di direzione e aspettative sbagliate.
Il perimetro dell’ascolto
Non è mancanza di empatia mettere dei confini. È responsabilità professionale. Serve guidare la relazione senza annullare sé stesse.
Decodifica: la vera arte dell’ascolto
Capire le parole non basta. Bisogna cogliere il tono, le pause, le emozioni. E soprattutto… rispondere di conseguenza.
3. Comunicazione implicita: l’errore invisibile che mina la fiducia
Quando dai per scontato che la cliente sappia
Molti problemi nascono da messaggi mai detti. Puntualità, gestione degli appuntamenti, promozioni: se non li dici, la cliente li interpreta a modo suo.
Esempi di implicito dannoso
- “L’ha visto il cartello, se voleva chiedeva.”
- “L’ho pubblicato su Instagram.”
- “È ovvio che un ritardo influisce sulla durata.”
L’importanza dell’omnicanalità
La comunicazione digitale non basta: ogni messaggio va ribadito anche offline, in cabina o in reception.
Chiarezza = cura
Dire una cosa in più non è ridondanza. È attenzione. È professionalità. È accoglienza.
Conclusione
La relazione è il vero cuore della consulenza. E per farla funzionare servono competenze comunicative, ascolto strategico e chiarezza.
Comunicare meglio significa vendere meglio, ma soprattutto creare legami duraturi con le clienti. E questo fa tutta la differenza.